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Dopo tre anni di preparazione e uno di celebrazione, il grande giorno del 200° compleanno di Don Bosco finalmente è arrivato. “Oggi noi rendiamo grazie a Dio per il suo mirabile intervento nella Storia, e ancor più in concreto in questa storia, incominciata sulle colline dei Becchi” ha detto il X Successore di Don Bosco durante la solenne Eucaristia.

Il testo dell’omelia del Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco, Don Ángel Fernández Artime, in occasione della celebrazione conclusiva del Bicentenario della Nascita di Don Bosco, presso la Basilica del Colle Don Bosco.

Omelia di chiusura dell’anno di celebrazione del Bicentenario della nascita di Don Bosco.

Caro Monsignore Cesare Nosiglia, Arcivescovo della Diocesi di Torino.
Carissimo P. Pascual Chávez, Rettor Maggiore Emerito.
Carissima Madre Yvonne, Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Carissimi Fratelli e Sorelle membri dei Consigli Generali delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei Salesiani di Don Bosco.
Carissimi Confratelli Salesiani, Consorelle Figlie di Maria Ausiliatrice, miei cari Salesiani Cooperatori e Cooperatrici qui presenti.
Carissima Famiglia Salesiana, di tutto il mondo.
Eccellentissime Autorità Civili qui presenti che oggi ci onorate accompagnandoci in questa Eucaristia, nella terra di Don Bosco.
E carissimi Giovani, ragazzi e ragazze rappresentanti di tutto il mondo salesiano,  che siete stati la ragione del vivere sacerdotale e pastorale di Don Bosco, e lo siete oggi per tutti noi. A tutti voi qui presenti e a tutti quelli che ci stanno seguendo nelle diverse trasmissioni nel mondo, ricevete il mio fraterno saluto con l’augurio di tutto il bene che sempre ci regala il Signore.
È passato un anno, come oggi, quando alla fine dell’Eucaristia dicevo queste parole:
“Da questa collina de “I Becchi”, dichiariamo aperta la Celebrazione del Bicentenario della nascita di Don Bosco”, e continuavo: come desidero che per tutti noi, questo Bicentenario sia un’opportunità per un vero rinnovamento spirituale e pastorale della nostra Famiglia, un’occasione per rendere più vivo il carisma e rendere più attuale Don Bosco come sempre lo è stato per i giovani.
Ho creduto che sarebbe stato una opportunità per vivere con rinnovata convinzione e forza la missione affidataci, sempre per il bene dei ragazzi e ragazze, adolescenti e giovani di tutto il mondo, specialmente i più 

necessitosi, i più poveri e fragili”. Oggi, e i giorni successivi, saranno un momento opportuno per fare bilanci, ringraziare per il passato e chiedere la forza al Signore per continuare ad essere sempre più fedeli.
Don Bosco stesso ha scritto nelle Memorie dell’Oratorio: “Sono nato nel giorno in cui si festeggia la Madonna Assunta in Cielo. Era l’anno 1815. Vidi la luce a Morialdo, frazione di Castelnuovo d’Asti. Mio papà si chiamava Francesco, mia mamma Margherita Occhiena. Erano contandini. Si guadagnavano onestamente il pane della vita con il lavoro. Tiravano avanti evitando ogni spesa inutile. Mio papà, quasi solo con il lavoro delle sue braccia, procurava da vivere a sua mamma settantenne, tribolata dagli acciacchi della vecchiaia, e a noi, suoi tre figli. Il più grande era Antonio, che egli aveva avuto dal suo primo matrimonio. Il secondo si chiamava Giuseppe. Il più giovane ero io, Giovanni. Vivevano nella nostra casa anche due lavoranti, che aiutavano mio padre nei campi”.

È commovente ascoltare queste parole di Don Bosco proprio qui nel luogo che l’ha visto nascere 200 anni fa. Ed oggi possiamo dire che 200 anni fa, un giorno come oggi, veniva al mondo un bambino, Giovanni Melchiorre Bosco, proprio in queste stesse colline, figlio di umili contadini.

Oggi noi, volendo chiudere la celebrazione ufficiale del Bicentenario di questo storico evento, rendiamo grazie a Dio per il suo mirabile intervento nella Storia, e ancor più in concreto in questa storia, incominciata sulle colline dei Becchi.
Tante volte in quest’anno abbiamo ricordato in tutto il mondo che il carisma salesiano è un dono che Dio, attraverso Don Bosco, ha fatto alla Chiesa e al mondo. Si è formato nel tempo, fin da quando stava seduto sulle ginocchia di Mamma Margherita, poi con l’amicizia di buoni maestri di vita e, in particolar modo, nella vita quotidiana in mezzo ai giovani.
Oggi ci troviamo qui come Famiglia di Don Bosco, Famiglia Salesiana, accompagnati da tante autorità civili ed ecclesiastiche, amici di Don Bosco, e giovani del mondo per ringraziare il Signore per quest’anno che abbiamo vissuto, per tutta la grazia che ci ha dato, e per la vita che si rinnova e porta frutto come dono di questo Bicentenario, nei quattro punti cardinali della terra.

Il Bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco è stato un anno giubilare, un "anno di Grazia”, che abbiamo vissuto come Famiglia Salesiana e giovani del mondo salesiano con un senso di gratitudine al Signore, con un senso di umiltà ma anche di grande gioia, consapevoli che è stato il Signore a benedirci con questo bellissimo movimento spirituale apostolico fondato da Don Bosco e sotto la guida di Maria Ausiliatrice, che chiamiamo oggi “Famiglia Salesiana”.

Giovanni Bosco è stato definito come “Profondamente uomo, ricco delle virtù della sua gente, […] aperto alle realtà terrestri, [e] profondamente uomo di Dio, ricolmo dei doni dello Spirito Santo, [che] viveva ‘come se vedesse l’invisibile’”. Una bella definizione che lo presenta come una figura completa. Celebrare e ringraziare Dio per la sua vita, è celebrare e ringraziare per la nostra propria vita, perché, infatti, ognuno di noi, in diversi modi e gradi, si è visto coinvolto nella storia di questo grande uomo, questo piemontese universale.

Prima di tutto io direi che fu un vero figlio del suo tempo e un tessitore della storia, di quella ottocentesca come questa di oggi, perché è un uomo veramente significativo, un uomo umile e attaccato agli ultimi, un uomo di Dio, un uomo con il cuore di Buon Pastore che ha vissuto molto sul serio le parole dette da Gesù ai dodici: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. E sappiamo bene che questi “tutti”, sia per Gesù, sia per Don Bosco, sono stati soprattutto i più piccoli e quelli più svantaggiati. Nelle parole del nostro padre: “i più poveri, abbandonati e in pericolo”, che Don Bosco ha servito in modo singolare ed unico, come ci ha detto il Santo Padre nella sua lettera a tutta la Famiglia Salesiana, si concretizza in questi “aspetti salienti della sua figura: ha vissuto il dono totale di sé a Dio come uno stimolo per la salvezza delle anime e la fedeltà a Dio ed ai giovani in un unico atto d’amore. Questi atteggiamenti lo hanno spinto ad “uscire” e a realizzare scelte coraggiose: la scelta di dedicarsi ai giovani più poveri, con l’intenzione di fondare un vasto movimento di poveri per i poveri, con l’intenzione di estendere questo servizio oltre i confini di lingua, razza, cultura e religione, grazie ad un zelo missionario. Egli attualizzò questo progetto con stile di accoglienza, allegria e simpatia, nell’incontro personale e nell’accompagnamento di ciascuno”.

A tutto questo si è riferito il Santo Padre nei grandi doni che ci ha fatto come famiglia Salesiana e Movimento Giovanile Salesiano in quest’anno. La sua parola ha voluto essere espressione di affetto per il presente ed un programma per noi, sia per l’oggi sia per il domani. Un intero programma di azione pastorale e di fedeltà al carisma, ricevuto come dono dello Spirito. Ricordiamo come nella Basilica di Maria Ausiliatrice, il 21 giugno scorso, riferendosi a Mamma Margherita disse che “senza di essa non si può capire Don Bosco”, per poi evidenziare il ruolo delle donne e i modelli educativi femminili che si dovrebbero proporre alle giovani, alle alunne dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Non un funzionalismo dei ruoli, ma un’educazione coerente con i modelli affidabili di donne che sanno amare, con la tenerezza del cuore e gli occhi di Dio.

Allo stesso modo abbiamo compreso, come ci ha detto Papa Francesco, che celebrare il Bicentenario è percorrere un cammino di fedeltà al Signore che il carisma salesiano ci chiede, a noi, donne e uomini della Famiglia Salesiana, affinché siamo in grado di prendere decisioni coraggiose come ha fatto Don Bosco, essendo pratici, dando risposte urgenti, con l’adeguata educazione nelle situazioni di crisi e di emergenze, che si vivono nella società di oggi.

Perciò possiamo dire che questo Bicentenario che celebriamo oggi, durante il cammino percorso in quest’anno in tutte le presenze salesiane del mondo, ha voluto essere per tutti noi, e in particolar modo per il mondo salesiano, una preziosa occasione che ci è stata offerta per guardare al passato con gratitudine, al presente con speranza, e per sognare il futuro di missione evangelizzatrice e educativa della nostra Famiglia Salesiana con forza e novità evangelica, con coraggio e sguardo profetico, lasciandoci guidare dallo Spirito che sempre ci sarà accanto nella ricerca di Dio e ci spinge ad essere, in primo luogo Evangelizzatori, annunciatori del Regno e di Gesù Cristo. Il Santo Padre ci dice nella sua lettera che “Don Bosco ci insegna, prima di tutto, a non stare a guardare, ma a schierarci in prima linea, per offrire ai giovani un’esperienza educativa integrale che, solidamente basata sulla dimensione religiosa, coinvolga la mente, gli affetti, tutta la persona, sempre considerata come creata ed amata da Dio”.

Siamo eredi di un grande uomo, un vero figlio del suo tempo e un vero tessitore della storia, un uomo straordinario, ma umile e in mezzo agli ultimi, che ispirato alla bontà e allo zelo di San Francesco di Sales, ha dato origine a un vasto movimento di persone sempre in cammino, messi in moto, dalla periferia di Torino alle diverse periferie esistenziali e geografiche (come quella della fine del mondo nella Terra del Fuoco e nella Patagonia del suo tempo). Siamo eredi di un’eredità che viene sviluppata, trasmessa e fecondata con le proprie opzioni di vita e la donazione piena di noi stessi per farla feconda e ancora più ricca. Ciò si concretizza nell’importante sfida che ci lascia il Santo Padre: “Come Famiglia Salesiana siete chiamati a ravvivare la creatività carismatica dentro ed oltre le vostre istituzioni educative, mettendovi con dedizione apostolica sui sentieri dei giovani, in particolare quelli delle periferie”.

Don Bosco continua a vivere. Il figlio di Margherita, la donna forte e saggia, che ha trasmesso a lui la saggezza e la ricca tradizione della campagna monferrina, e ha condiviso con lui, i suoi ragazzi e primi salesiani l’avventura degli inizi dell’oratorio, continui ad accompagnare la sua opera. Maria, Ausiliatrice e Madre, che ha fatto tutto sin dall’origine, ci aiuti a essere creativamente fedeli e a dare continuità e fecondità all’opera iniziata da Dio 200 anni fa.

Siamo eredi con una grande responsabilità sulle spalle, ma soprattutto con un irradiante fuoco nel profondo del cuore: la nostra passione per vivere, come il Santo Padre ha voluto mettere come titolo della sua lettera: Come Don Bosco, con i giovani e per i giovani.

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