La cordialità è stata la nota dominante di questi primi mesi. Quella cordialità che ti fa sentire bene accolto
per il  fatto che sei un Salesiano destinato dall’  “obbedienza”  a Via Cocco Ortu 19, non semplicemente come un pacco postale ma come persona inviata a continuare una storia già iniziata prima di te e che ti chiede solo di essere conosciuta e fatta tua. E questo ti incoraggia a intraprendere una strada nuova nella tua vita, che certamente  non ti sei cercata tu e che mai immaginavi di dover percorrere. Una strada sulla quale ti fa piacere sentire subito che non sei solo, perché chi già vi si trova incamminato ti si affianca subito come compagno di viaggio deciso ad arrivare con te alla stessa meta.  Ti fa capire che ti aspettava anche se, giustamente, è dispiaciuto di non avere più a fianco chi c’era prima di te.
Allora capisci che devi metterti subito avanti a fare da guida, quando invece sei tu che hai tremendamente bisogno di lasciarti guidare.
E’ vero, non sono stato deluso nella mia attesa e ne ringrazio il Signore.
Quella che 35 anni fa era soltanto una comunità di appartenenza anagrafica per motivi di studio per cui non ti preoccupavi di conoscere più di quanto ti fosse richiesto dal piccolo servizio che avevi scelto di fare (il catechismo ai bambini) ora senti che diventa la tua nuova famiglia, da conoscere innanzitutto nelle sue componenti; una nuova gente con storie diverse da quelle di prima ma in fondo tanto simili, che non hai paura di incontrare per offrire incoraggiamento e per ricevere a tua volta esempio e luce. Penso agli anziani soli e ai malati seguiti con tanta dedizione dai ministri straordinari della comunione; ai bambini che si affacciano alla vita con il desiderio di conoscere Gesù come l’amico più importante; ai giovani ai quali è difficile far capire che la vita ha un senso diverso da ciò che può essere dato dalla soddisfazione di consumare interi pomeriggi tra una partita di biliardino all’oratorio e una sigaretta fumata sul muretto d’ingresso; ai catechisti che dedicano tanto del loro tempo a preparare l’incontro settimanale con i ragazzi da condurre a Gesù; agli allenatori e responsabili delle attività sportive tanto richieste nel nostro oratorio; ai tanti collaboratori laici presenti e attivi  su tanti fronti, soprattutto in quello della carità e del servizio alle persone sole o in difficoltà; penso ai giovani in cammino verso il matrimonio, desiderosi di vivere il loro amore nella maniera che la fede cristiana suggerisce; penso alle tante famiglie presso cui è di casa l’ospitalità e che, in tanti modi, manifestano il desiderio di sentire la  Chiesa più vicina ai loro problemi di ogni giorno, da quelli dell’educazione dei figli, a quelli economici, di lavoro, di assistenza agli anziani…
Penso… penso… Non finirei mai di pensare a questa realtà che sento  mia per la missione che il Signore mi ha chiamato a svolgere. Lo ritengo un dono suo e gli chiedo di investirlo al meglio possibile, come il primo servo della parabola dei talenti.
Questo è stato il mio primo Natale a Roma, nella parrocchia Santa Maria della Speranza.
Un Natale che ha segnato la mia vita e che penso non dimenticherò facilmente.

Don Alvaro Forcellini  -  S. Natale 2011

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